N° 111
RITORNO AL PASSATO
1.
Il volto di Tony Stark è nascosto
dall’elmo che indossa ma anche se filtrata elettronicamente la sua voce sembra
incrinata dall’emozione mentre dice al suo avversario in armatura:
<<Che cosa hai detto?>>
<<Hai capito benissimo.>> ribatte Iron
Monger <<Io
sono tuo fratello. Ne sei davvero sorpreso? Non l’hai mai saputo?>>
<<Tu… tu sei Gregory?>>
E se si potesse vedere il volto di
Iron Monger sarebbe evidentissimo il suo sorriso di scherno,
L’afroamericano si sveglia con un
forte dolore alla testa. Gli ci vuole qualche istante per ricordare cosa gli è
successo. Qualcosa di pesante e duro lo ha colpito alla testa: il calcio di una
pistola o di un fucile probabilmente. Se lo è meritato. Cosa credeva di fare
entrando così nella casa del suo nemico?
La testa continua a pulsare.
Ricevere una botta del genere nel cranio non è come nei film o negli altri tipi
di fiction dove la gente si rialza come se niente fosse dopo averla ricevuta.
Invece lui ha una gran voglia di vomitare proprio lì sul pavimento dove è
sdraiato ma non intende dare questa soddisfazione all’uomo, afroamericano come
lui, che se ne sta in piedi ad osservarlo dall’alto e probabilmente si diverte:
-Tutto a posto,
Kasper?- gli chiede.
La sua voce ha un tono divertito e
perché non dovrebbe averlo? Dopotutto è lui ad essere in vantaggio.
Con uno sforzo sovrumano Kevin Cole,
Detective di 2° Grado in forza alla sezione Narcotici del Dipartimento di Polizia
di New York, si rialza e fissa l’altro negli occhi o meglio lo farebbe se
questi non fossero nascosti da lenti a specchio.
-Odio quel
soprannome.- riesce a dire.
-È per colpa della
tua pelle troppo chiara per un niggah[1]
e pure della tua brutta abitudine di apparire all’improvviso come un fantasma.
Se ti fossi fatto annunciare come fanno tutti, il mio uomo di guardia non ti
avrebbe colpito così forte.-
-Stai cercando di
farmi sentire ancora più stupido, Nigel?-
-Sarebbe difficile,
credo. Mi chiedo cosa volessi fare così da solo… forse non lo sai neanche tu.-
-Falla finita, Nigel!
Che intendi fare adesso? Uccidermi?-
Nigel Blaque scuote la testa e
replica:
-Sarebbe uno spreco e
mi toglierebbe tutto il divertimento. Invece credo che chiamerò la Polizia.-
Nella
sede americana della Stark-Fujikawa a Flushing, Queens, il Vice Presidente
Esecutivo Philip Stark riceve due visitatrici: una giovane donna di evidenti
origini asiatiche dai lunghi capeli nei ed una donna più anziana ma ancora a
suo modo affascinante dai capelli color biondo cenere.
-Bentornata Ling.-
dice Philip alla più giovane e poi si rivolge all’altra -Lei dev’essere la
famosa Amanda Armstrong, è un piacere conoscerla. Se ho capito bene, lei è
quasi una di famiglia.-
-Qualcosa di simile,
sì.- mormora la donna stringendo la mano di Philip.
La sua attenzione è attratta da
alcuni ritratti appesi ad una parete e ne sfiora uno dicendo:
-Howard… e questo è
suo padre. Sono come li ricordavo anche se lui era tanto più giovane.-
-Da quanto ne so,
Mrs… Armstrong…- interviene una donna dai capelli rossi e gli occhi verdi -…
lei ha una storia da raccontare.
-È Miss Armstrong,
non mi sono mai sposata… e suppongo che lei abbia ragione, Miss…-
-Bethany Cabe e sono
molto curiosa di conoscere la sua storia.-
Amanda Armstrong sospira, si siede e
dice:
-Va bene. Da dove
volete che cominci?-
-Dall’inizio
suppongo.- replica Philip, lievemente sarcastico.
-Dall’inizio… non è
facile stabilire quando è stato ma era comunque parecchio tempo fa.-
E comincia a raccontare.
2.
La storia di Amanda Armstrong, almeno secondo il suo punto di vista, era
abbastanza banale. Suo padre era nel Servizio Estero degli Stati Uniti e questo
voleva dire che quando non era distaccato in qualche ambasciata, era comunque
in viaggio da qualche parte.i
Amanda era cresciuta letteralmente in giro per il mondo. La cosa aveva i suoi
vantaggi perché aveva visitato una sacco di posti ma al tempo stesso l’aveva
privata di amicizie stabili e della possibilità di mettere davvero radici in un
luogo che potesse sentire veramente suo. Alla fine cominciava a sentirsi
americana solo perché questo era scritto nel suo passaporto.
Quali fossero i reali
compiti di suo padre nel servizio diplomatico non lo aveva mai davvero capito
ed in fondo nemmeno le importava. Era giovane ed in cerca di emozioni.
Ne avrebbe trovate più di
quante ne avrebbe volute e si sarebbero consumate in una sola, breve estate.
Tutto cominciò a Berlino
quando aveva solo 16 anni ed andò al concerto di una rock band che proprio in
quel periodo stava cominciando a diventare famosa. Fu notata dal cantante e
leader del gruppo che ad un certo punto la fece salire sul palco e, con sua
sorpresa, la invitò a cantare con lui. Sorpresa ancora più grande: Amanda
sapeva cantare e lo sapeva fare alla grande.
Lei ed il cantante
finirono a letto insieme ovviamente e lei decise di seguirlo lasciandosi alle
spalle una famiglia decisamente sconcertata per non dire di peggio.
Fin qui, potrebbe sembrare la solita storia vista e
rivista ma ad un certo punto le cose presero una svolta decisamente
imprevedibile.
Dalla sua terrazza l’uomo conosciuto
come Zhang Tong osserva l’orizzonte poi, improvvisamente, chiama con voce
ferma:
-Cybermancer!-
Quasi immediatamente una ragazza
orientale in costume corazzato bianco arriva vicino a lui dicendo:
-Comanda mio Signore.
Io eseguirò.-
Zhang Tong sorride compiaciuto. Una
donna così orgogliosa ed arrogante ora è completamente sottomessa al suo volere
ed è anche stato facile.
-Sta per cominciare
una battaglia, una importante che determinerà il futuro del mio più grande
nemico. Nessuno dovrà interferire e tu dovrai assicurartene. Sei pronta?-
Lo strano guanto alla mano destra di
Cybermancer sfrigola e brilla di energia mentre lei chiede:
-Dove devo andare?-
-Alla
Stark-Fujikawa.-
Al sentire quel nome Cybermancer fa
un sorriso cattivo.
La
voce di Iron Monger risuona direttamente nel casco di Iron Man senza che gli
altri possano udirla:
-Sei pronto a lottare
per ciò che è tuo, Tony?-
-Non ho fatto altro per
tutta la mia vita da adulto e tu, Gregory?- è la secca risposta.
-Ancora da prima. Ma
ora non è più il momento di parlare ma di…agire.>>
La scarica di uniraggio pettorale
non è del tutto inaspettata ma Iron Man non riesce comunque ad evitarla e viene
sbalzato indietro.
<<Questo è un duello, una questione tra te e me.>>
dice Iron Monger <<Le
tue amiche sono di troppo: non devono interferire.>>
<<E come pensi si impedircelo?>>
ribatte Rescue.
<<Ci penseranno loro:>> e la risposta di
Iron Monger mentre indica in alto.
Tre figure volanti dalla
scintillante armatura blu si stanno avvicinando.
3.
Nell’ufficio di Philip Stark Amanda
Armstrong si interrompe e riprende fiato. Per qualche istante tutti rimangono
silenziosi poi Bethany Cabe dice:
-E così lasciò
Berlino. Una decisione impulsiva ma chi sono io per criticarla? E dopo cosa
successe?-
Prima che Amanda possa continuare,
la porta dell’ufficio si spalanca e fa il suo ingresso una furibonda Sunset
Bain.
-Si può sapere che
cosa ti è preso, stupido ragazzino?- urla -Pensi davvero di potermi dare ordini
come se fossi una comune dipendente?- urla.
Philip non si scompone, abbozza un
sorriso e risponde:
-Per la verità, sì.
Ammetto che non sei comune ma finché sono io a capo della baracca, sono anche
io che do gli ordini a quelle come te. Se non ti sta bene, puoi dimetterti
dalle tue cariche e come da contratto riceverai una generosa buonuscita.-
-Tu, arrogante figlio
di…-
-Piano con le parole.
Nel caso tu non lo sappia, mia madre è una che è pericoloso offendere. E adesso
dimmi: devo firmarti l’assegno?-
Sunset inghiotte amaro poi risponde:
-Per questa volta
passi, ma riprenderemo il discorso a tempo debito… e senza orecchie
indiscrete.-
-Oh, non badate a
me.- interviene Bethany Cabe -Sono solo di passaggio.-
Sunset le rivolge un’occhiataccia
poi torna a parlare con Philip:
-Posso sapere adesso
qual è l’emergenza per cui hai richiesto l’intervento di Steel Warrior?-[2]
-Farò di più:
guarda!-
Su uno schermo incastrato in una
parete appaiono delle immagini satellitari e Sunset si lascia sfuggire un
commento:
-Interessante.-
La ragazza in armatura che si fa
chiamare Rescue guarda verso l’alto ed esclama:
<<Chi o cosa sono quelli?>>
<<Raiders!>> risponde Iron Man <<Mercenari tecnologici molto
pericolosi..>>
<<Questo scontro è una questione personale tra noi due,
Tony…>> interviene Iron Monger <<… ma è giusto che anche le tue amiche si
divertano.>>
Tony Stark può benissimo immaginare
il sorriso del suo fratellastro sotto l’elmo che ne cela il volto.
<<Divertimento? È così che lo chiami?>>
sbotta <<Allora
ti darò di che divertirti, puoi starne certo!>>
Senza perdere altro tempo in
chiacchiere Tony spara una doppia scarica di repulsori verso Iron Monger che la
evita alzandosi in volo per poi dire:
<<Ti sei sempre ritenuto un genio ma è ora che tu ed il mondo
sappiate che io sono migliore!>>
Dalla sua armatura parte un’onda di
calore che avvolge completamente Iron Man.
Sunset Bain si volge verso Philip e
dice:
-Ok, ragazzino.
Riconosco che stavolta avevi le tue buone ragioni. Qualunque cosa stiano
combinando tutti quei tizi in armatura, se lo scontro si estendesse alla
Stark-Fujikawa sarebbe decisamente male per gli affari. D’altra parte, se Steel
Warrior giocasse un ruolo importante nel farlo finire, sarebbe tutta pubblicità
gratuita. Forse non sei stupido come credevo.-
-Ti ringrazio del
complimento, Sunset.- replica Philip sarcastico -Ora che ci siamo chiariti,
immagino che dovrai tornare al tuo lavoro. Conto su di te per dirigere Steel
Warrior.-
-Oh, so come
manovrarlo, questo è certo. Mi metterò subito in contatto con lui..-
Sunset sta per uscire dall’ufficio
poi si ferma. Dà una rapida occhiata ad Amanda Armstrong e le chiede:
-Ci conosciamo?-
-Non credo proprio.-
replica Amanda -È la prima volta che vengo qui e manco dagli Stati Uniti da
quarant’anni.-
-Eppure… è qui per
affari?-
-Miss Armstrong è una
vecchia amica di famiglia che è venuta a farmi visita.- interviene Philip.
Sunset scuote la testa perplessa.
Sta per dire qualcosa ma alla fine ci rinuncia ed esce. Non appena la porta si
è chiusa alle sue spalle Bethany Cabe si rivolge a Philip:
-Dovresti tenerla
d’occhio, lo sai?-
-Lo sto già facendo.-
risponde lui -Come ha detto lei stessa: non sono così stupido come credeva. Ma
adesso occupiamoci d’altro. Miss Armstrong, vuole continuare la sua storia?-
Amanda ricomincia il suo racconto.
4.
La vita in tournée era decisamente eccitante. Amanda, ora diventata
Mandy Strong, ne assaporava ogni momento e doveva ammettere che le piaceva
salire sul palco e sentire il calore del pubblico mentre cantava e naturalmente
le piaceva cantare, sentiva di essere nata per questo.
E poi c’era Kurt. Non era
il tipo di ragazzo che sua madre avrebbe approvato, il che, ovviamente, lo
rendeva ancora più attraente. Era una bella vita ma dentro di sé sapeva che non
poteva durare.
Capì che il momento magico
era finito in una mattina di primavera in un posto chiamato Royale de Bains,
sulla riviera francese mentre la band stava allestendo il palco per il concerto
della sera.
Non poteva sbagliare: i
due uomini appena scesi da un’auto nera e vestiti con un impeccabile completo
scuro erano lì per lei.
Le si avvicinarono ed uno
di loro le disse:
-Buonasera Miss Armstrong. Finalmente ci incontriamo.-
Amanda sospirò e replicò:
-Mi chiamo Mandy Strong.-
-Lei è Amanda Armstrong, cittadina americana, minorenne fuggita di casa.-
-Ho 18 anni e posso provarlo.-
Amanda mostrò un documento
ma i due non sembravano impressionati.
-Ottima fattura ma falso. Complimenti al falsario comunque. Il suo
amichetto ha le conoscenze giuste, pare.-
-Ehi che succede?-
Kurt era appena arrivato ed
il suo tono era decisamente irritato
-Questi tizi ti stanno rompendo le scatole Mandy?-
-Siamo venuti per riportare Miss Armstrong a casa sua.- replicò il più
anziano dei due.
-Ah sì? E chi sareste?-
-Agenti Clark e Gregg, Servizio di Protezione Diplomatica degli Stati
Uniti. Il padre di Miss Armstrong ci ha incaricati di riportarla a casa.-
-E se lei non volesse venire? Qui in Francia non avete l’autorità per
agire e non vedo nessun poliziotto o mandato francese.-
Uno degli agenti sospirò e
subito dopo estrasse una pistola per poi colpire il giovane al volto.
-Speravo di poter risolvere le cose senza violenza, ma è andata male.-
disse -Non faccia storie Miss Armstrong e ci segua o al suo amico potrebbe
capitare di peggio che una mascella rotta.-
Amanda tacque. Quelli non
erano veri agenti del DPS. Chi erano allora e perché volevano portarla con
loro? Comprese che le risposte non le sarebbero piaciute.
Sunset
Bain rientra nel suo laboratorio e si rivolge alla sua assistente:
-Dov’è Chet Harrigan?
ho bisogno di lui.-
-Dici sul serio?-
replica la sua assistente il cui volto si trasforma in una sfera rossa -Non
sarebbe il caso di usare Wills?-
-Questa è una missione
ufficiale e Wills è troppo… imprevedibile. In più: Morgan e gli altri non sanno
di Wills ed è bene che continuino a non saperlo.-
-Giusto! Non sia mai
che i capi scoprano che hai un’agenda segreta tutta tua che stai portando
avanti alle loro spalle.-
-Sei una dannata
impertinente, Ruby. Non capisco perché ti sopporto.-
-Perché sono brava in
quello che faccio e mi sono resa indispensabile? Magari è per questo.-
Sunset si morde le labbra ed infine
dice:
-Voglio Steel Warrior
operativo in dieci minuti.-
Amanda Armstrong tace e Bethany Cabe
non può fare a meno di chiedere:
-E così non erano
veri agenti federali ma perché volevano rapirla?-
-È… complicato.-
-Ed io vorrei capire
cosa c’entra tutto questo con gli Stark.- interviene Philip.
-Perché fu a questo
punto che arrivò Howard.- è la risposta di Amanda.
Una breve pausa e riprende a
parlare.
5.
Amanda non si mosse e
replicò:
-Non vado da nessuna parte se non mi dite chi siete.-
L’uomo che aveva detto di chiamarsi Clark afferrò Amanda per un polso e
la strattonò violentemente.
-Non capisco se sei solo ostinata o anche stupida.- le disse -In ogni
caso, ora vedrai che facciamo sul serio. Gregg, uccidi quell’idiota.-
Clark indicò Kurt ancora
seduto sul pavimento e l’uomo chiamato Gregg gli puntò contro la sua arma
mentre Amanda urlava:
-Noo!-
Un attimo prima che
potesse sparare qualcosa si abbattè con forza sul suo polso. Quel qualcosa era
un bastone da passeggio che subito dopo colpì l’uomo al mento mentre una voce
maschile con accento inglese diceva:
-Trovo decisamente disdicevole cercare di uccidere una persona indifesa.
Non è azione da gentiluomini.-
A parlare era stato un
uomo vestito con un elegante completo di sartoria con tanto di bombetta.
-Ottimo, Jarvis!- esclamò un giovanotto dai capelli e baffi neri.
-Non so chi siate voi due imbecilli…- disse Clark puntando loro contro
la sua pistola -… ma vi siete appena guadagnati entrambi un biglietto di sola
andata per il paradiso.-
Una detonazione echeggiò
improvvisa e Clark cadde all’indietro mentre un foro si apriva sulla sua
fronte.
I presenti si voltarono
nella direzione dello sparo e videro in piedi una donna di colore che impugnava
a due mani una Beretta.
-Non state lì impalati e seguitemi se volete rimanere vivi.- intimò
loro.
-E lei chi sarebbe per darci ordini?- chiese il giovane con i baffi.
-Credo, Padron Howard, che al momento sia consigliabile seguire il
consiglio di quella signora. Credo che sappia quello che fa.-
-Uhm, forse hai ragione Jarvis, ma presto qualcuno dovrà darmi delle
spiegazioni.-
Si misero a correre e la
donna indicò loro un minivan parcheggiato poco lontano.
-Entrate.- disse loro la loro salvatrice mentre si guardava intorno
guardinga.
Fece salire i suoi forzati
ospiti e poi balzò lei stessa all’interno. Appena in tempo, perché subito dopo
il minivan divenne il bersaglio di una scarica di proiettili.
-Parti- intimò la ragazza al guidatore che non si fece pregare.
Amanda era sconcertata?
Che cosa stava succedendo? Perché volevano rapirla e cosa c’entrava suo padre
in tutto questo?
Per
un momento che sembra eterno l’armatura di Iron Man è completamente
incandescente poi, lentamente, riprende il suo aspetto normale ed il suo
occupante chiede in modo sprezzante:
<<Tutto qui quello che sai fare, Gregory?>>
Tony Stark può facilmente indovinare
il sorriso arrogante del suo avversario mentre gli risponde:
<<Era solo l’inizio. Non ho ancora davvero cominciato a
combattere.>>
E Tony sa che non è solo una
vanteria.
Il minivan prese a correre
a tutta velocità sballottando gli occupanti. Un’auto ed un paio di moto si
misero all’inseguimento e gli occupanti cominciarono a sparare contro la
vettura.
-Ma cosa ca… sta succedendo?- chiese il giovanotto coi baffi.
La donna di colore, che indossava una pratica tuta
scura, non gli rispose ma aprì uno dei finestrini e si mise a sparare a sua
volta centrando uno dei motociclisti che rotolò sulla strada.
-Meno uno.- commentò
Sparò ancora altre due volte ed abbattè un altro
paio di aggressori.
-E meno tre.-
Nel frattempo l’autista aveva
messo in atto tutti i trucchi possibili per seminare altri eventuali
pedinatori. Alla fine, quando fu sicuro di non essere seguito, raggiunse una
villa non distante dalla spiaggia e si arrestò sul viale d’ingresso..
I passeggeri scesero
ancora scossi. A parte, ovviamente, l’afroamericana, perché questo era, Amanda
ne era certa. L’accento la tradiva. Ma chi era e perché era intervenuta proprio
al momento giusto?
Il giovane con i baffi
ruppe il silenzio e le si rivolse dicendo:
-Forse non è il momento più adatto per presentarci ma tanto vale: io mi
chiamo Howard Stark e lui è il mio fedele maggiordomo Jarvis.-
Stark? Il nome le suonava
familiare ma non ricordava perché.
-Io sono Mandy Strong.- replicò Amanda.
-Lo so chi è. Il vostro impresario mi aveva invitato alle prove del
concerto della band, il che mi ha portato ad essere nel posto giusto al momento
giusto… o forse quello sbagliato, chissà?-
-La devo ringraziare, Mister Stark. Se non fosse stato per voi due…-
-Sarebbe probabilmente finita male per tutti se non fosse intervenuta la
nostra salvatrice. A proposito della quale… non ha ancora risposto alle domande
chi è e cosa sta succedendo?-
-A questo posso rispondere io, ma non credo che le risposte vi
piaceranno.-
A parlare era stato un
uomo uscito dalla casa che sfoggiava sull’occhio sinistro una benda da pirata e
se proprio non era un pirata, di certo era una qualche specie di avventuriero,
pensò Amanda.
-E lei chi è?- chiese Howard Stark.
-Il mio nome è Fury, Nick Fury, colonnello in congedo dell’Esercito
degli Stati Uniti ed attualmente agente della C.I.A.-
Le sorprese continuavano.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Che cosa dire? Questo
è probabilmente l’episodio di Iron Man più anomalo che mi sia mai capitato di
scrivere. Ho rielaborato a mio uso e consumo alcuni personaggi apparsi in
storie successive al momento in cui la continuity MIT si è distaccata da quella
USA. Ad alcuni questo non piacerà, ad alcuni e magari ad altri sì, me ne assumo
tutta la responsabilità.
Appuntamento al prossimo episodio
per il pirotecnico finale… forse.
Carlo